MOBILITAZIONE NAZIONALE IN BRT
Sulla forza dello sciopero e la deriva crumira della UIL
È cominciata lunedi 20 gennaio, alle ore 16, una campagna di lotta promossa dal SOL COBAS sulla base di un comunicato di apertura dello stato di agitazione dai contenuti piuttosto chiari.
Contenuti che contrastano coi piani padronali sempre più imperniati sulla flessibilità/precarietà del lavoro e dei lavoratori, e che intenderebbero vincolare diritti e miglioramento delle condizioni operaie alla loro fedeltà all'azienda (lavorare anche se malati e non scioperare) e al proprio unico dio (la produttività e cioè i profitti delle multinazionali).
Principi borghesi e capitalisti ben sottolineati dal CCNL rinnovato in fretta e furia dalle centrali padronali e dai loro lacchè confederali, preoccupati solo di garantirsi montagne di ore di permessi sindacali, vale a dire continuare a vivere da parassiti sulla pelle dei lavoratori.
Non deve quindi stupire nessuno se la UIL, alla BRT di Roveteto, nonostante sia palesemente in minoranza nel magazzino (attraversato da un'agitazione sindacale che ha già visto la scesa in campo solidale anche di Cesena e Napoli), cerca di denigrare la lotta rivendicando sterilmente il proprio presunto monopolio della trattativa, blaterando di TFR e premi mancanti (tra l'altro false questioni), blaterando di stabilizzazioni, rimuovendo peró la propria decennale complice paviditá rispetto all'utilizzo a piene mani di forza lavoro interinale e sottopagata; gestione interrotta solo dalle radicali mobilitazioni del Cobas mentre loro, la UIL.. restavano a guardare (fedeli alla linea del vino e dei tarallucci spartite coi padroni nelle stanze di bottega); e infine, ciliegina sulla torta, degna di professionisti dell'infamia, attaccando lo sciopero attuale perché...se 100 operai incrociano le braccia anche gli altri (meno di 30, i loro crumiri) non possono esercitare il proprio diritto di....reggere le mutande del padrone a cui chiedono..l'uso della repressione.
Non c'è che dire! Proprio un bel quadretto che non ha mancato, ovviamente, di ottenere una reazione uguale e contrario a quello desiderato, vale a dire la prosecuzione dello sciopero anche il 22 gennaio (in totale 72 ore) per il raggiungimento degli obbiettivi prefissati e che, nello specifico del contenzioso con Randstad, qui richiamiamo in sintesi
1. Rispetto degli accordi sulla stabilizzazione del lavoratori precari e sulla professionalizzazione della forza-lavoro, siglati precedentemente all'arrivo della multinazionale olandese dello "sfruttamento interinale" e in vigore fino al dicembre 2025
2. Obbligo di definire orari di lavoro per turni omogenei e di corrispondere le previste indennità nel caso di orari flessibili per necessità aziendali.
Ciò detto, lasciamo la triste UIL al suo triste destino, auspicandoci che la Randstad continui a puntare su un simile "cavallo zoppo" per affrontare la situazione critica attuale. Noi resteremo devoti fedeli dei vecchi cari "rapporti di forza" che, a quanto pare, continuano a fare il loro dovere.